I personaggi tristi, tormentati e infelici riescono particolarmente bene a Mia Wasikowska e la sua Emma Bovary non fa alcuna eccezione.
Trasporre uno dei romanzi francesi più famosi, con una storia molto semplice sulla carta, è un'impresa ardua. Perché per quanto sia una storia che non presenta difficoltà di sorta, trasposta potrebbe incappare nel grande difetto di risultare troppo lenta e poco interessante.
Difetto che il film diretto da Sophie Barthes ha.
Trasporre uno dei romanzi francesi più famosi, con una storia molto semplice sulla carta, è un'impresa ardua. Perché per quanto sia una storia che non presenta difficoltà di sorta, trasposta potrebbe incappare nel grande difetto di risultare troppo lenta e poco interessante.
Difetto che il film diretto da Sophie Barthes ha.
Emma è appena una ragazza quando sposa il medico di campagna Charles Bovary. La sua insofferenza alla vita di paese, senza svaghi, senza gioie, senza un marito che la capisca, si manifesta poco dopo i primi mesi di matrimonio.
Il cambiamento, da giovane sposa attenta e parsimoniosa a donna che si rifugia negli acquisti per portare cambiamento nella sua vita, è palese. Se nella prima mezz'ora Emma indossa sempre lo stesso vestito, in qualsiasi occasione, nel momento in cui prende atto che la vita che sta vivendo è una completa delusione, inizia a sfoggiare abiti su abiti, tutti magnificamente splendidi, dando così inizio alla sua discesa verso l'inferno.
E devo dire che i costumi sono forse la parte più bella del film, elaborati, ricchi, colorati, esprimono bene la voglia di lusso di Emma.
Tutta la prima parte scorre lenta così come le giornate di Madame Bovary, lentezza che si sarebbe sopportata bene, perché riflesso della noia della protagonista, se poi i due amanti, che di lì a poco Emma avrà, fossero riusciti a smuovere anche solo un po' le acque.
Ed invece sia Leon che il Marchese sono tremendamente piatti, senza alcun guizzo, senza passione e per di più con poca e nulla alchimia con la protagonista.
Ezra Miller/Leon e Logan Marshall-Green/Marchese sono quasi del tutto una delusione.
Buona invece la scrittura e l'interpretazione di Henry Lloyd-Hughes nei panni di Charles Bovary, un uomo buono ma incapace di capire la profonda insofferenza della moglie.
Non si tratta di una trasposizione fedele (qui Emma non ha alcuna figlia) ma devo dire che anche qui sono riuscita a non sopportare la protagonista.
Madame Bovary fa il paio con Anna Karenina per personaggio decisamente poco simpatico.
Ah! C'è Lady Edith di Downton Abbey, passata dall'altra parte della barricata, interpreta la domestica di casa Bovary.
E c'è anche lui.
VOTO: 6 +